3 Febbraio 2024

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Sentieri invisibili

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3 Febbraio 2024

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Chi ci colora il mondo

– Keep calm and read a book –

Non ho bisogno di tempo per sapere chi sei.
Conoscersi è luce improvvisa.
P. Salinas, La voce a te dovuta

Nota di Marilena Lucente:
Dal momento in cui il sole tocca l’orizzonte a quando scompare trascorrono otto minuti.
Le lezioni di geografia astronomica del liceo erano dense di informazioni e dati da tenere a mente.
Ma era la letteratura, già in quelle aule, e poi dopo, nella vita, a spingere a cercare la luce.
Cercare quello che ci illumina e ci riscalda, chi ci colora il mondo, le cose che ci fanno stare bene, e non per ignorare il grigio – il grigiore forse sì, possiamo allontanarlo – ma per respirare le sfumature e gli orizzonti, per sentirle sulla pelle.
Sentirsi luce improvvisa. Può succedere.

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3 Febbraio 2024

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Toccare ovunque senza farsi sentire

– Keep calm and read a book –

Vorrei essere occhi, fare come fanno gli occhi, che in un istante vanno lontanissimo, lì dove il resto di me non metterà mai piede, e ogni cosa che vedono riescono ad averla lasciandola dov’è, a possederla senza volerla portare indietro, a conoscerla senza pretendere la sua attenzione, vorrei avere il tatto sconfinato dello sguardo, che sa toccare ovunque senza farsi sentire, amare senza lasciarsi ferire.
Sergio Claudio Perrone, Entro a volte nel tuo sonno
(un post di Marilena Lucente)

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27 Aprile 2023

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Laggiù è il posto dove il tempo misurabile finisce e incomincia quello interiore

– Keep calm and read a book –

Elena controllava l’ora guardando il cellulare.
Maurizio non era ancora rientrato, non era sua abitudine fare tardi senza avvertire.
Forse era normale il giorno prima della proclamazione prendersi un po’ di svago, trasgredire un’abitudine.
Si impediva di andare oltre – era ancora presto per fare spazio alle preoccupazioni – ma era troppo inquieta per accontentarsi di banali rassicurazioni.
Le sarebbe piaciuto trascorrere un po’ di tempo con suo figlio prima di andare a dormire, loro due, sul balcone.
Era ottobre, l’aria era ancora mite, addolcita dal profumo dell’erica e del calicanto.
Si affacciò per controllare dall’alto il parcheggio delle auto. Vuoto.
M. Lucente, Per non restare laggiù
Nota di Marilena Lucente:
Quante volte si possono guardare gli orologi in una notte in cui nessuno è dove vorrebbe essere?
Cosa ci rende assenti o presenti a noi stessi e agli altri?
Laggiù è il posto dove il tempo misurabile finisce e incomincia quello interiore.
I libri sono coperchi che sbattono sul cuore. Le ore seduto alla scrivania erano piene di inquietudine e ansia, che provava a placare scrivendo sui suoi taccuini. In certi momenti non riusciva più a dire quello che provava, spesso non provava più niente. Senza emozioni, le parole sembravano incagliate da qualche parte dentro di lui. Laggiù.
M. Lucente, Per non restare laggiù
Nota di Marilena Lucente:
Laggiù. A quanti studenti è accaduto di perdersi e di non saper più ritornare?
Perché i libri che sono bellezza e conoscenza ad un certo punto fanno paura.
Non ho risposte, ma mi sono fatta mille domande, custodite in queste pagine.
Daniela era l’amore, l’amore per lui, ma più bello dell’amore c’era solo Daniela.
Gli piaceva quel nome nudo in mezzo alla montagna di parole inutili e spesso ritornava sui suoi notes. “Vorrei avere per te parole fatte di pioggia così forte da trasformare il mare”.
M. Lucente, Per non restare laggiù
A lei piaceva dire a tutti quello che aveva raggiunto, qualche volta lui aveva provato a dirle che ognuno aveva i propri tempi ,e la vita se ne frega dei risultati.
Marilena Lucente, Per non restare laggiù
L’adolescenza era una voliera che chiedeva di essere aperta.
M. Lucente, Per non restare laggiù
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2 Febbraio 2023

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Il bosco guarisce

– Keep calm and read a book –

“Vado nel bosco a imparare a camminare sola, senza pensieri, a guarire le ferite, ma certe volte porto dentro di me anche altri, per farli guarire insieme a me. Il bosco guarisce senza che si debba fare niente, ti include, ed essere un pezzetto di qualcosa di piú grande fa entrare in una misura che distribuisce farmaci senza nome: e si diventa anche noi senza nome, si perde la buccia, e la leggerezza del cuore è il primo segno di guarigione.”
Chandra Livia Candiani, Questo immenso non sapere
Nota di Marilena Lucente
Perché questa è una terra che non si smette mai di scoprire, perché passo dopo passo si costruisce la comunità,perché ovunque è gioia dell’ incontro e piacere della conoscenza.
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21 Gennaio 2023

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Dove vanno a finire i racconti dell’infanzia?

– Keep calm and read a book –

Com’era il fatto? Nelle domeniche remote della mia infanzia più
antica. Il fatto, tra i tanti fatti, che nonna raccontava a noi nipoti,
quando il giorno di festa affollavamo quell’enorme stanzone che
era casa sua. Com’era il fatto? Lo ricordo a tratti, e non so neanche
perché, ci penso da giorni, e mi tarlo le cervella cercando e ricercando nella testa. Niente. Solo fumosi frammenti. Provo a contestualizzarlo, a collocarlo lì dove mi è stato raccontato, miriadi e miriadi di volte, con quella ripetitività, con quella formularità, che era tutta della saggezza popolare, di una cultura che procede oralmente. Com’era il fatto?
Michela Fretta, Il fatto, che è femmina
Nota di Marilena Lucente:
Dove vanno a finire i racconti dell’infanzia? c’è un luogo dove vengono custoditi e possono essere recuperati?
Perchè tra tanti fatti che ci vengono raccontati alcuni, quelli dai contorni sfrangiati, continuano a pretendere la nostra attenzione?
Un romanzo che si interroga e ci interroga su quello che non sappiamo, sui vuoti della vita, sul rumore che fanno i passi quando camminano sui segreti e sui non detti di cui sono piene le vite della famiglia.
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20 Novembre 2022

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La mia Nice – Avevo nove anni quando dissi il mio primo No

– Pensieri e Parole –

Sei impura così. Sarai allontanata dalla comunità. È questo che vuoi? Quel taglio è la nostra storia, ti fa femmina. Tutte l’hanno fatto. Devi, o nessuno ti prenderà in moglie.
Avevo nove anni quando ho detto il mio primo NO. Avevo paura di dire no, non l’avevo mai detto, ma non avevo scelta.
Mi affidai a Enkai, gli chiesi aiuto Sei un dio gli dissi, ascoltami, ma quello fece finta di niente. Forse non avrei dovuto rivolgermi direttamente a lui, allora mi rivolsi all’Oloibon, il Masai intermediario.
Hai intenzione di violare le regole della tribù? Mi chiese.
Allora non ha diritto alle intercessioni del Dio.
La tribù è nelle tue ossa, nella tua pelle, scorre nelle tue vene, come puoi violarne la legge?
L’anno prima avevo assistito al taglio di mia sorella, le avevano legato braccia e gambe per non farla muovere e le avevano imposto di non gridare perché se l’avesse fatto avrebbe disonorato tutta la famiglia. Aveva gli occhi fissi nel vuoto mentre mia madre le teneva la testa.  Lei non gridò, ma io piansi, in silenzio, mentre tanti rivoli rossi si facevano spazio nella polvere della savana.
Non volevo che lo facessero anche a me. Non volevo essere Amaki morta per un’infezione, o Deka che non poteva più a camminare, né Alima che soffriva terribilmente ogni volta che doveva urinare, né Ratiba che per l’infezione non poteva avere figli, e neanche come Sela che urlava dal dolore come un coyote impazzito ogni volta che aveva rapporti sessuali.
L’istinto mi ha guidata, io volevo vivere. La sentivo salire dai piedi la ribellione, da quei piedi che volevano fuggire via, saliva e attraversava ogni singola fibra del mio corpo. Tutto era in me puro istinto di sopravvivenza.
Avevo nove anni quando dissi il mio primo No. E non me ne pento, anzi.
Non mi sono arresa mai. Andai dal nonno, lo pregai di aiutarmi.

Non voglio farlo nonno, aiutami, non voglio morire, non voglio stare male, ho paura. Tu sei il nostro capostipite fai sentire la tua voce, non tacere. Voglio continuare a studiare non sono pronta per un matrimonio con qualche vecchio della tribù perché nessun giovane ha i soldi per la dote.

Il nonno mi prese le mani, io ero seduta ai suoi piedi, mi guardò negli occhi e quelle due piccole fessure che facevano fatica ad emergere tra le rughe, sorrisero, mentre le palpebre cadenti calavano il sipario sul mondo. Mi accarezzò la testa, non parlò. Le sue mani avevano detto tutto quello che c’era da dire. Accolsi quella benedizione come si accoglie un sorso d’acqua dopo aver attraversato la savana. Fui grata a quelle mani sagge e sapienti. Ritornai al villaggio sicura che ora che il nonno era dalla mia parte le cose avrebbero preso una piega diversa, ma così non fu. Mi insultarono e mi picchiarono, anche coloro che amavo mi rifiutarono, mi sentii straniera.
Forse a nove anni non ero abbastanza forte o abbastanza matura per capire. Incominciai a dubitare: e se avevano ragione loro? Chi ero io per cambiare le cose? Mi sentii arrogante e presuntuosa. Stavo pensando solo a me, e alla mia famiglia non ci pensavo? Con il mio rifiuto avrei gettato la vergogna su tutta la mia famiglia, anche su Tamu, la mia sorellina di 5 anni. Poi invece un altro pensiero si affacciò: dovevo farlo proprio per lei perché non dovesse subire quell’orribile mutilazione.
Scappai di casa alle quattro del mattino, corsi, corsi tanto col cuore in gola per quello che stavo facendo e per il buio nel quale stavo per addentrarmi.
La mutilazione non è un destino. Quello te lo scrivi tu come vuoi.
Parlai con i vecchi della tribù con i guerrieri Moran: volete spose sane? Volete dei figli forti e belli? Allora dobbiamo abbandonare questa pratica.
Niente fa parte di una cultura per sempre e tutto può far parte di una nuova cultura.
Ho parlato con centinaia di bambine nei villaggi e nelle scuole: un rito non dev’essere una condanna, insieme possiamo costruire un futuro diverso.
Oggi sono ambasciatrice in Africa e continuo la mia battaglia perché non una sola bambina debba subire la mutilazione.

Brillante Massaro, La mia Nice (NICE NAILANTEI LENG’ETE)
 
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6 Novembre 2022

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L’ approccio relazionale al conflitto. Quattro lezioni sul Metodo Rondine

– Keep calm and read a book –

METODO RONDINE – Franco Vaccari
“Uscire dall’inganno avvelenato da una cultura falsa che alimenta l’idea del nemico per superare i conflitti e costruire relazioni capaci di favorire sviluppo e pace.
È l’esperienza che i giovani provenienti da zone di conflitto – dal Medio Oriente al Caucaso, dall’Africa sub-sahariana all’India, fino ai Balcani e all’America – vivono a Rondine, nella Cittadella della Pace di Arezzo, e che ora diventa un “metodo”, codificato e riconosciuto a livello accademico, pronto per essere condiviso e applicato in diversi contesti.”

METODO RONDINE: trasformare i conflitti in opportunità
“In così tanti anni di studio – sottolinea Franco Vaccari – abbiamo visto che c’è una logica di inganno che paralizza miliardi di giovani in tutto il mondo, perché le relazioni umane vivono i loro conflitti naturali, ma c’è bisogno di capire come non soccombere, ma tirare fuori dai conflitti stessi un potenziale creativo”. Questo è appunto il Metodo Rondine che, spiega sempre Vaccari, può essere applicato a tutti i livelli di conflitto, da quello interpersonale a quello sociale e internazionale. Il metodo parte dalla pratica di decostruire la figura del nemico.”

Approccio sistemico relazionale.
La psicoterapia sistemico relazionale considera l’individuo come entità unica e intera, imprescindibile dal contesto culturale, sociale e relazionale in cui esso è inserito.
In questa ottica, la psicoterapia sistemica si contrappone alla metodologia ortodossa della psicoanalisi, in quanto il singolo viene letto all’interno della relazione di tutti gli attori dei contesti di sua appartenenza.
Il concetto di sintomo, diagnosi e trattamento cambia rispetto alla teoria psicoanalitica. Il sintomo diventa il messaggio che il singolo tramette al suo sistema di riferimento, manifestando un disagio del sistema stesso.
Secondo la teoria sistemica dunque il disagio personale del paziente è risultato di una disfunzione del sistema relazionale di riferimento. Un sistema complesso, influenzato dal vissuto del singolo e dai suoi desideri legati al futuro e dalle sue esperienze relazionali. Il disagio dunque non nasce per forza da traumi ed esperienze negative del singolo, quanto piuttosto da disfunzioni del sistema di riferimento, quali possono essere famiglia, dimensione di coppia o contesto lavorativo.
L’ approccio relazionale al conflitto. Quattro lezioni sul Metodo Rondine – Franco Vaccari
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14 Ottobre 2022

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Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia

– Keep calm and read a book


Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, non è mai finita per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l’esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all’altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l’aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s’infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c’è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: “Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così”.
E il cielo si abbassa di un altro palmo.
Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasqua.
In quell’uomo ci hai buttato dentro l’anima ed è passato tanto tempo, e ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c’è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi, e hai pianto.
Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d’acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l’aria buia ti asciugasse le guance?
E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore.
“Perché faccio così? Com’è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?”
Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle inestricabile.
Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E’ da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.
Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.
E’ un’avventura, ricostruire se stesse.
La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo “sono nuova” con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.
Perché tutti devono capire e vedere: “Attenti: il cantiere è aperto, stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse”.
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre.
Quando meno te l’aspetti…

Diego Cugia alias Jack Folla, Donne in rinascita
Nota di Marilena Lucente:
Grazie a tutte le donne in rinascita che ho incontrato nella vita.
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19 Settembre 2022

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A noi il compito di creare l’armonia del mondo

– Pensieri e Parole –

Vedere un mondo in un grano di sabbia
e un universo in un fiore di campo,
possedere l’infinito sul palmo della mano
e l’eternità in un’ora.
W. Blake

Nota di Marilena Lucente:
L’infinito nel palmo della mano, questo ci dice il romantico William Blake.
Siamo parte del tutto, a noi il compito di creare l’armonia del mondo, perché c’è grandezza in ogni cosa, c’è tanto tempo in ogni momento.
C’è l’infinito, che chiede di essere guardato.
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