la solitudine assurda che si sente in mezzo alla folla

14 Ottobre 2018

Keep calm and read a book

– Keep calm and read a book –

Dalla finestra di un decimo piano guardavo la folla sfilacciata, ognuno per se stesso, sui marciapiedi.
Conosco la folla che va tutta insieme in una direzione, camminando al centro della strada. Conosco la folla del marciapiede. Diventa schiera, classe addirittura popolo.
Guardavo dal decimo piano e mi dicevo il verso di Izet Sarajlic a sua moglie Miki: “Nessuna tu”.
Lei era diventata un nome sulla pietra al cimitero.
Lui non si capacitava che nel mondo pieno di donne, nessuna poteva essere lei.
Nessuna tu: ripetevo alla folla dei marciapiedi di quella città. Nessuna era tua madre.

E. De Luca, il giro dell”oca

Nota di Marilena Lucente: Nessuna tu. Nessuno tu. Quante volte l’abbiamo pensato anche noi, con la bocca dello stomaco stretto per una mancanza, una assenza, un vuoto troppo grande da attraversare, la solitudine assurda che si sente in mezzo alla folla.
Nessuna tu.
Il protagonista sta parlando al figlio immaginario, sta risalendo le origini, sta raccontando di sua madre. Qualche anno prima, in una città del Nord America, dalla finestra cerca, guarda, insegue la sua donna. C’è così tanta gente nel mondo. Eppure: nessuna tu. Tu è la direzione dello sguardo, il nostro nord, la nostra profonda verità. Di questo ne parlerà ancora a suo figlio.
Questa pagina, come nel gioco del domino, fa venire voglia di aprire altre pagine, altri libri. Nessuna tu va letta per intero. Insieme a qualche rigo della dedica di Izet Sarajlic alla sua donna.

“Ti dedico i miei occhi, le mie labbra, i miei denti.
Le poesie? Che te ne fai delle mie poesie scritte perchè
non sapevo tacere?
Che te ne fai delle mie poesie che non ti possono amare?
Com’è bello che non siamo né uccelli né devoti all’imbrunire
e non abbiamo le ali ma le braccia”.

Ha ragione il poeta: è bello non avere ali. Le braccia possono stringere, tenere, abbracciare.

nessuna tu