La violenza sulle donne

25 Novembre 2015

Pensieri e parole

– Pensieri e Parole –

Riflessioni e ricerche svolte dalla 5C informatica con la prof. Felicia Martino.

Le origini ed il significato di questa ricorrenza

Violenze, omicidi, abusi fisici e psicologici sono ormai all’ordine del giorno e tra le vittime emergono sempre più spesso donne fragili e sole.
Ad istituire la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne è stata l’Onu nel 1999 al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema sempre più scottante ed attuale. La data del 25 novembre racchiude un enorme significato: nel medesimo giorno del 1960, si consumò un terribile omicidio con vittime tre sorelle, Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa Mirabal. Simbolo della rivoluzione femminile contro l’allora dittatore della Repubblica Dominicana, furono vittime di atroci torture da parte dei militari del regime, che simularono un inverosimile incidente. Dal 2005, anche l’Italia ha sentito l’esigenza di ricordare il terribile femminicidio e dire basta ad ogni forma di violenza sulle donne.
Sessantadue milioni di donne in Europa (il 33 per cento della popolazione femminile) hanno subìto violenza.
Oltre due terzi di loro non hanno denunciato l’aggressione più grave da parte del partner.
E – sorpresa – il record degli abusi va ai Paesi dove i tassi di occupazione femminile risultano più elevati, facendo dunque immaginare una maggiore parità: Danimarca, Finlandia, Svezia e Olanda.


Dati riferiti all’Italia
L’Italia, dove meno della metà delle donne è coinvolta nella vita produttiva, sul versante della violenza di genere fa meglio della media Ue, con un 27 per cento di vittime (l’ultima indagine Istat, nel 2006, diceva il 32) che la allinea con Bulgaria, Ungheria, Irlanda e Grecia. Gli Stati piu’ “virtuosi” sono Polonia e Austria, con il 19 e il 20 per cento.
L’infanzia violata
Un altro dato allarmante è quello relativo alla pedofilia:
21 milioni di donne europee, il 12 per cento, hanno subìto un abuso sessuale da parte di un adulto prima dei 15 anni e, nella metà dei casi, si trattava di amici di famiglia o parenti. La pedofilia risulta più diffusa in Olanda e Francia (dove il 20 per cento delle intervistate ha raccontato gli abusi), nel Regno Unito (18 per cento), in Svezia e Lussemburgo (15 per cento). L’Italia, come Finlandia e Spagna, è all’11 per cento, mentre in fondo alla triste classifica ci sono Portogallo e Bulgaria (3 per cento), Croazia (2) e Romania (1 per cento). Emerge infine che il 30 per cento di chi, da adulta, ha patito qualche forma di vittimizzazione da un partner, attuale o precedente, è anche stata sottoposta a molestie sessuali durante l’infanzia.
In generale, dice l’ISTAT, le violenze stanno calando e sta aumentando la fiducia e la soddisfazione delle donne nei confronti dell’operato delle forze dell’ordine.
Ci sono, però, anche dati meno positivi, come ad esempio il fatto che il numero degli stupri non si è abbassato.
I dati Istat, infatti, non sono incoraggianti: una donna su tre, tra 16 e 60 anni, ha subito violenza fisica o psicologica (7 milioni in tutto) e solo il 12% ha avuto la forza di sporgere denuncia.
Femminicidio, cosa prevede il nuovo decreto legge:
Prevenire la violenza di genere, proteggere le vittime e punire severamente i colpevoli. Sono questi i tre obiettivi del decreto legge contro il femminicidio e la violenza sulle donne approvato dal Senato con 143 voti a favore.
Ecco, in sintesi, le norme più importanti contenute nel decreto legge.
Pene più severe 
Il decreto prevede l’aumento di un terzo della pena se alla violenza assiste un minore e/o se la vittima è in gravidanza e/o se la violenza è commessa dal coniuge (anche se separato) e dal compagno (anche se non convivente).
Arresto obbligatorio in flagranza
È previsto l’arresto obbligatorio in caso di flagranza per reati di maltrattamento familiare e stalking. Ciò significa che le forze dell’ordine saranno obbligate al fermo di colui che viene sorpreso in un atto di violenza domestica o di stalking.
Allontanamento del coniuge violento da casa
Alle forze di polizia viene data la possibilità di buttare fuori di casa il coniuge (o compagno) violento se c’è un rischio per l’integrità fisica della donna. Viene così impedito a chi è violento in casa di avvicinarsi ai luoghi domestici. I destinatari di questo provvedimento potranno essere controllati attraverso il braccialetto elettronico.
Querela irrevocabile
Una volta sporta querela per violenza e maltrattamenti, quella querela sarà irrevocabile. Si sottrae dunque la vittima al rischio di una nuova intimidazione tendente a farle ritirare la querela.
Corsia giudiziaria preferenziale
Con questo decreto, i tribunali potranno adottare delle corsie preferenziali per i processi per femminicidio e per maltrattamenti.
Patrocinio gratuito 
Per chi è vittima di stalking o maltrattamenti e non si può permettere un avvocato, è ora previsto il patrocinio legale gratuito.
Permesso di soggiorno alle vittime straniere
«Abbiamo deciso di concedere un permesso di soggiorno per motivi umanitari agli stranieri che subiscono violenze», ha dichiarato Alfano.
Vittime informate sull’iter giudiziario
La vittima di violenza o maltrattamenti sarà costantemente informata sulla condizione giudiziaria del colpevole (se si trova in carcere o in libertà, se è stato condannato, ecc
L’isis e la teologia dello stupro:
Il 3 agosto del 2014 lo Stato Islamico annunciò di avere ripristinato l’istituzione della schiavitù sessuale, che tra le altre cose prevede dei contratti di vendita autenticati dai tribunali islamici istituiti dall’ISIS.
Vendute, chi per 5 dollari al bazar chi per cifre decisamente superiori, violentate, messe incinta, costrette a vivere con i loro padroni jihadisti: è la terribile sorte di molte donne jazide che tra Iraq e Siria diventano schiave degli uomini del Califfato.
La strategia dello Stato islamico è chiara: nei territori conquistati gli uomini vengono uccisi, se possibile con esecuzioni pubbliche e magari pubblicate sul web, mentre le ragazze finiscono negli harem dei signori della guerra o più semplicemente vengono obbligate a sposare militanti islamici, del luogo o meno.
Le storie delle donne-schiave
Samra e Sabina, le due ragazzine austriache fuggite in Siria ad aprile per combattere la guerra santa, si sarebbero pentite e vorrebbero tornare in Europa, pertanto rendono note altre storie drammatiche. Una 15enne ha raccontato di essere stata rapita e portata prima a Mosul, quindi nella capitale dello Stato islamico, Raqqa (dove sarebbero oggi Samra e Sabina).
“Sono stata venduta in Siria – ha spiegato -. Per cinque giorni sono riuscita a stare insieme a due delle mie sorelle. Poi una è ritornata a Mosul. Io invece sono rimasta lì”. E’ riuscita a sparare ai suoi rapitori, poi però non ha saputo dove andare ed è stata rivenduta dai militanti dell’Isis ad un saudita, per 1.000 dollari. Le hanno cambiato il nome in Abeer (“Così tua mamma non ti riconoscerà più”) ma ha rifiutato di convertirsi all’Islam. Infine, l’ultimo gesto di coraggio: ha versato del veleno nella tazza del suo promesso sposo, è scappata dalla casa ed è riuscita a raggiungere la Turchia, dove si è riunita con il fratello e ha pagato la propria libertà versando 2.000 dollari a un contrabbandiere.
Forse ancora più drammatica la vicenda della 19enne Amsha Ali: l’hanno rapita quando era incinta di 6 mesi, “l’ultima volta che ho visto mio marito era a terra e stava per essere fucilato”. L’hanno portata a Mosul ma non l’hanno violentata, “forse perché ero incinta”. Le altre che erano con lei, ragazze e bambine, non sono però state risparmiate. Poi la fuga, di notte, scivolando fuori da una finestra del bagno. Grazie all’aiuto di un uomo ha raggiunto il territorio curdo ricongiungendosi con suo padre e sua sorella, scampata al rapimento dei jihadisti. Schiave minorenni vendute ai guerriglieri “Gli uomini arrivano a ogni ora, notte e giorno. Talvolta soli, oppure in due o tre”. Amira ha 17 anni. fa parte del clan yazida dri Mahlo (YAZIDI è il nome di un gruppo di popolazioni ordinate a tribù, di origine e di lingua curda e con religione propria; detti comunemente adoratori del diavolo.) e per questo è rimasta per venti, lunghissimi giorni è stata schiavizzata dai miliziani dell’Isis. Come racconta a Lorenzo Cremonesi sul Corriere della Sera, la ragazza originaria del villaggio di Qatania, i miliaziani del Califfato portavano le ragazze rapite in “un locale molto ampio, lussuoso, con poltrone, tappeti e tante lampade” perché alcuni uomini potessero sceglierle per comprarle. “Stanno nella sala, chiacchierano, ogni tanto tornano a guardarci – racconta Amira – quasi tutti ci prendono per la testa, ci costringono a guardarli negli occhi, vogliono che sciogliamo i capelli. Poi ci fanno girare per guardare anche da dietro”. Niente veli, niente scialli. I carcerieri glieli hanno tolti dopo che alcune ragazze hanno provato a togliersi la vita impiccandosi. Prima di essere vendute, una ginecologa le ha visitate per controllare chi fosse ancora vergine e chi no.”Tutte quelle che sono state prese – continua – sono state portate in Siria, date in spose ai guerriglieri”. Ma la sorte di queste schiave non è uguale per tutte. “Alcuni ci vogliono come seconde o terze mogli – dice Amira – ci sono uomini vecchi, con i denti gialli. Mi fanno schifo”. Uomini di oltre sessant’anni si portano via ragazzine non ancora maggiorenni.
Ragazze yazide violentate tre volte al giorno “C’è una parte di me che vorrebbe morire all’istante, sprofondare sottoterra e restarci per sempre. Ma c’è un’altra parte che ancora spera di abbracciare i genitori. È questa la parte che mi dà la forza di parlare con lei”. Quello la 17enne Mayat racconta a Pietro del Re su Repubblica è una storia di violenze quotidiane, anche tre volte al giorno. Stupri, botte, intimidazione. A volte sono i guerriglieri del Califfato, altre sono “persone apparentemente normalissime” che indossano gli abiti degli arabi. Di notte, poi, è il turno dei carcerieri. “I nostri aguzzini non risparmiano neanche quelle che hanno un figlio piccolo con loro – spiega Mayat, rapita durante l’offensiva jihadista contro Sinjar e tenuta prigioniera in un villaggio della piana di Ninive – né salvano le bambine: alcune di noi non hanno compiuto neanche 13 anni”. Sono quelle che reagiscono peggio. “Ce ne sono alcune che hanno smesso di parlare – continua – una s’è strappata i capelli e l’hanno portata via”. Abusano di loro in quelle che sono state soprannominate “le stanze degli orrori”. E lasciano loro raccontare in giro quello che fanno: “Per ferirci ulteriormente ci dicono di raccontare ai nostri genitori quello che ci fanno”.
La violenza sulle donne raccontata da artisti e scrittori :
Testo “Donne” – Mia Martini

Donne piccole come stelle
c’è qualcuno le vuole belle
donna solo per qualche giorno
poi ti trattano come un porno.
Donne piccole e violentate
molte quelle delle borgate
ma quegli uomini sono duri
quelli godono come muli.
Donna come l’acqua di mare
chi si bagna vuole anche il sole
chi la vuole per una notte
c’è chi invece la prende a botte.
Donna come un mazzo di fiori
quando è sola ti fanno fuori
donna cosa succederà
quando a casa non tornerà.
Donna fatti saltare addosso
in quella strada nessuno passa
donna fatti legare al palo
e le tue mani ti fanno male.
Donna che non sente dolore
quando il freddo gli arriva al cuore
quello ormai non ha più tempo
e se n’è andato soffiando il vento.
Donna come l’acqua di mare
chi si bagna vuole anche il sole
chi la vuole per una notte
c’è chi invece la prende a botte.
Donna come un mazzo di fiori
quando è sola ti fanno fuori
donna cosa succederà
quando a casa non tornerà.

“A tutte le donne” – Alda Merini
Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore.

“Corpo di donna” – Pablo Neruda
Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.
Il mio corpo di rude contadino ti scava
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.
Fui solo come un tunnel. Da me fuggivano gli uccelli
e in me irrompeva la notte con la sua potente invasione.
Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un’arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.
Ma viene l’ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d’assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!
Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia.
Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto!
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica rimane, e il dolore infinito.

“Alla sua donna” – Giacomo Leopardi
Cara beltà che amore
Lunge m’inspiri o nascondendo il viso,
Fuor se nel sonno il core
Ombra diva mi scuoti,
O ne’ campi ove splenda
Più vago il giorno e di natura il riso;
Forse tu l’innocente
Secol beasti che dall’oro ha nome,
Or leve intra la gente
Onima voli? o te la sorte avara
Ch’a noi, t’asconde, agli avvenir prepara?
[…]

“Donne appassionate” – Cesare Pavese
Le ragazze al crepuscolo scendendo in acqua,
quando il mare svanisce, disteso. Nel bosco
ogni foglia trasale, mentre emergono caute
sulla sabbia e si siedono a riva. La schiuma
fa i suoi giochi inquieti, lungo l’acqua remota.

Le ragazze han paura delle alghe sepolte
sotto le onde, che afferrano le gambe e le spalle:
quant’è nudo, del corpo. Rimontano rapide a riva
e si chiamano a nome, guardandosi intorno.
Anche le ombre sul fondo del mare, nel buio,
sono enormi e si vedono muovere incerte,
come attratte dai corpi che passano. Il bosco
è un rifugio tranquillo, nel sole calante,
più che il greto, ma piace alle scure ragazze
star sedute all’aperto, nel lenzuolo raccolto.
[…]

Maria Teresa di Calcutta
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.

Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.

Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.

Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.

Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.

Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!

Simonetta Agnello Hornby, Il male che si deve raccontare
il male che si può raccontare

Con un programma semplice ed efficace, che ha coinvolto le donne potenzialmente esposte a violenza e le aziende in cui lavorano, la Global Foundation for the Elimination of Domestic Violence (Edv) creata da Patricia Scotland ha contribuito a contenere sensibilmente il fenomeno della violenza domestica in Inghilterra. Questo piccolo libro ha lo specifico obiettivo di creare una Edv italiana per applicarne il metodo nel nostro paese.

Simonetta Agnello Hornby ha scritto racconti che, attraverso vicende affioranti dalla sua memoria e ancor più attraverso casi affrontati in veste di avvocato, danno una vividissima e articolata rappresentazione del segreto che a volte si nasconde dentro le pareti domestiche. Con la sapienza narrativa che le è propria, evoca l’esibizione del teatro della violenza in Sicilia, i silenzi comprati da un marito abusante, il dolore dei figli abusati, la complicità fra vittima e carnefice.

Marina Calloni, docente alla Bicocca, traduce la consapevolezza secondo la quale viviamo in città in cui “si uccidono le donne” in una visione sintetica e in una stringente serie di dati. Il male che si deve raccontare è insieme un atto di denuncia e uno strumento a disposizione delle associazioni che, anche in Italia, lottano da tempo contro questa violenza, offrendo aiuto, mezzi e protezione alle vittime.

Giulia Bongiorno-Michelle Hunziker, Con la scusa dell’amore

con la scusa dellAmore“È una battaglia che si vuole combattere davvero?” rispondono Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker a chi chiede cosa si può fare per sconfiggere la violenza sulle donne. Loro questa battaglia la combattono da sei anni, da quando hanno fondato Doppia Difesa. Sei anni di impegno intensissimo e di riflettori accesi su una drammatica realtà per troppo tempo ignorata.

Sulla base di esperienze innanzitutto personali, alcune raccontate qui per la prima volta, Bongiorno e Hunziker spiegano come la violenza si possa estirpare soltanto agendo sulla discriminazione che ne è l’anticamera. Le loro storie, e quelle delle vittime incontrate, ascoltate, difese, evidenziano infatti punti deboli e contraddizioni di una società in cui le donne faticano a credere in se stesse e a essere solidali, in cui spesso sono costrette a scegliere tra lavoro e famiglia (anche per la scarsa collaborazione di mariti e compagni), in cui ancora si pensa che esistano lavori “da uomini”, in cui parole come “stalking” e “femminicidio” sono tristemente all’ordine del giorno.

Questo non è amore

questo non è amoreQuesto non è amore. Venti storie raccontano la violenza domestica sulle donne. Attraverso il racconto di ogni protagonista, i fatti, le emozioni, le botte, si svelano le cause scatenanti e le dinamiche di coppia. Episodi ripetuti di maltrattamenti alternati a “pentimenti” del partner. E la tragedia sempre in agguato.

Tutto questo avviene nella “normalità” e nella convinzione che la violenza riguardi altri. Ma a un certo momento accade “qualcosa” per cui le donne capiscono che così non può continuare. Che cosa?

Ogni storia ha una sua “chiave” che la tiene inchiodata alla violenza e una che la porta a non voler più subire. Qualche volta quel maledetto meccanismo si rompe prima che sia troppo tardi.

Le protagoniste, raccontandosi, affrontano quella violenza subdola che colpisce le donne nel momento in cui dicono “no”, sottraendosi ai ruoli imposti da qualcosa che è nato come amore. Ma che non lo è più.

Violenza fisica e anche psicologica che attraversa le classi sociali e spesso coinvolge i figli.

Dibattendo aforisticamente :

Viviamo in un mondo in cui ci nascondiamo per fare l’amore, mentre la violenza e l’odio si diffondono alla luce del sole

John Lennon

Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subìto, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto questo: in piedi Signori, davanti a una Donna!“.

William Shakespeare

La violenza sulle donne raccontata attraverso l’arte:

“Susanna e i vecchioni”

Il quadro – firmato “ARTIMITIA/ GENTILESCHI” e datato 1610, quando la pittrice aveva appena 17 anni – fu esibito dal padre Orazio come prova della maestria ormai raggiunta dalla figlia. Esso è stato pertanto oggetto di controverse attribuzioni. Molti hanno ritenuto che fosse sostanzialmente opera di Orazio, firmata col nome di Artemisia solo per scopi promozionali. Altri ne hanno messo in discussione la datazione (soprattutto quando si ipotizzava, per Artemisia, una data di nascita posteriore).

Ora la critica pare aver superato i tanti dubbi attributivi e considera il quadro (anche quando siano presenti modesti aiuti del padre) non solo una dimostrazione del livello eccelso delle precoci capacità pittoriche di Artemisia, ma anche della ricerca di una sua autonomia rispetto ad Orazio.

Colpisce sul piano stilistico l’essenzialità del quadro. Rispetto ad altri di soggetto analogo, non vi sono ancelle attorno a SGENTILESCHIusanna, né vasche o ruscelli per le abluzioni, né fronde che nascondono i due guardoni. La scena è tenuta dai soli tre protagonisti disposti in modo marcatamente piramidale. I due anziani sono appoggiati ad una balaustra e confabulano tra loro, sorpresi nel momento esatto in cui formulano la proposta lasciva. Susanna non cerca neppure di nascondere le forti e generose forme del suo corpo (inconfondibilmente dipinte da Artemisia), ma, sopraffatta dall’evento, tende le mani quasi a voler allontanare da sé la molestia dei due.

care donne