Mi sentivo come un guscio di noce in balia delle onde

– Keep calm and read a book –

due

Mentre scrivevo, mi sentivo come un guscio di noce in balia delle onde, e adesso penso che avrei dovuto aggiungere una premessa, all’inizio del quaderno, oppure un commento alla fine. Ma cosa avrei potuto scrivere? Forse quello che ti ho detto una volta: secondo me, svelare a una persona qualcosa che non sa di se stessa è un grande dono d’amore. Il più grande.

D. Grossman, Che tu sia per me il coltello

Nota di Marilena Lucente: e solo a questo punto del libro, siamo a pagina 240, si scopre che le lettere di Yiar erano tutte su un quaderno ricopiato a mano da Myriam. da adesso in poi è lei che prenderà la parola.
Ha scritto tutto, tutte le sue lettere, da quelle più brevi a quella lunghissima di dieci pagine. ha raccolto parola per parola, sillaba per sillaba. non ha disperso nulla, neanche il più piccolo segno di orografia. per tutto il tempo, Myriam si è presa cura delle parole di lui, considerandole semplicemente preziose. Ascoltandole. mentre le trascriveva e mentre le leggeva e rileggeva.
Yiar, ovviamente, non sa niente di tutto questo. nemmeno lo immagina.

Nota di Sandra Lucente: “svelare a una persona qualcosa che non sa di se stessa è un grande dono d’amore. Il più grande” è la seconda frase che custodisco di questo libro. Attenzione che l’altro sia pronto ad accogliere ciò che non sa di sé.

Pensavo che questa fosse finalmente la professione adatta a me, lavorare con libri, racconti, ritrovare le storie che la gente ha amato nella sua infanzia. Cosa potrebbe esserci di meglio per me? Eppure non è così. Sto solo quasi bene, ed è un piacere di seconda mano.
Non hai idea di quanto odio i libri in questo momento. COm’è che nessuno di loro, fra le migliaia che mi circondano, può aiutarmi? E che nessuno di loro racconti la nostra storia?
E che nessuno di loro mi abbia dato quello che mi hanno dato le tue lettere?

D. Grossman, Che tu sia per me il coltello

Nota di Marilena Lucente: Sono le ultime righe dell’ultima lettera di Yiar. Ha rivelato a Myriam, il suo cognome, l’indirizzo della sua libreria, e altri brandelli di inconfutabile realtà, Aveva scritto per ore e ore una lunghissima lettera, da solo nell’albergo a Tel Aviv. Si era perduto completamente tra fantasie e desideri.
Intanto Myriam era andata a cercarlo. Forse erano stati persino vicino, senza saperlo. Non voleva la realtà, Yiar. Perchè la realtà, il mondo, non poteva dargli quello che voleva lui. Adesso che è arrivata, ha deciso, di andare via da quella storia, da quel: voglio che tu sia per me il coltello. “Chissà quanto tempo passerà prima che torni ad essere me stesso”, si era chiesto qualche rigo prima. Non che sappia chi sia o che ne abbia troppa voglia, di tornare a se stesso. Le ha confessato anche questo.

Non capisco come. Anche solo immaginare il tuo modo di parlare mi calma. E mi rende felice. Mi scorre dal corpo come una medicina, facendoti gorgogliare dentro di me. Non smettere. Non smettere di essere.

D. Grossman, Che tu sia per me il coltello

Voglio risvegliarmi alla vita e donarti, a parole, tutto il mio patrimonio genetico, quello che sono, nel bene e nel male. E voglio che in ogni frase si snodi la spirale invisibile del mio Dna. Scrivo sciocchezze inaudite, lo so, perchè ora desidero che anche la mia stupidità ti penetri, il mio entusiasmo, la ma paura, la mia infedeltà, la mia grettezza. Ma anche due o tre cose buone che forse sono dentro di me, e che si mescoleranno con le tue.

D. Grossman, Che tu sia per me il coltello

Nota di Marilena Lucente: qualche rigo dopo, di nuovo: “Ora, ora sii per me il coltello”. Yiar è ancora in albergo, da solo, le scrive di continuo, i fogli scivolano dal tavolo, nemmeno li raccoglie. seguono pagine e pagine di richieste, confessioni, domande, sensazioni.
“Questa notte ci scriviamo tutto, mano nella mano, …”.

 Le tue frasi e i tuoi frammenti di frase mi rimbombano nelle orecchie come dopo un lungo viaggio in treno. Potrei recitarteli a memoria, ma ce ne sono alcune che preferirei tu dimenticassi. Anzi, preferirei che tra noi non ci fossero più parole. Che rimanessimo solo con la nostra fisicità. Non importa in che modo. Vorrei poterti toccare, annusare il tuo sudore, osservarti mentre fai una cosa qualsiasi. Una frittata, per esempio.

D. Grossman, Che tu sia per me il coltello

Nota di Marilena Lucente: Myriam ha smesso da tre giorni di ricopiare le lettere di Yiar. Non voleva solo leggerle, voleva sentirle passare dagli occhi alla mano, voleva impregnarsi dei suoi discorsi, sino a poter rischiare di scrivere, dopo, solo con le parole di lui.
Porta con sè il quaderno delle lettere ricopiate, lo rilegge, lo accarezza con gli occhi, aggiunge qualche rigo. Il quaderno sta per diventare un diario, le scritture dei due stanno per intrecciarsi.
Proprio in quel momento esatto, sente di preferire il silenzio, il corpo, la semplicità della vita quotidiana: una frittata, per esempio.