26 Agosto 2022

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Guardare lì dove la vita splende

– Keep calm and read a book

Molti sono i modi per tornare a casa.

Ma vi avverto, la collocazione precisa della porta per tornare a casa cambia ogni volta.

Rileggere passi di libri o poesie che vi hanno commosso.

Passare anche soltanto pochi minuti in riva a un fiume, accanto a un corso d’acqua o ad una caletta.

Sdraiarsi per terra con la luce che filtra tra gli alberi.

Sedersi sotto il portico a sgranare, sbucciare o rammendare qualcosa.

Camminare o guidare per un’ora senza meta e poi tornare.

Prendere un autobus con destinazione sconosciuta.

Tamburellare con le dita ascoltando la musica.

Salutare il sole che sorge.

Raggiungere fuori città un posto in cui le luci non interferiscono con il cielo notturno.

Sedere in un posto lasciando dondolare le gambe.

Tenere in braccio un bambino piccolo.

Sedere al caffè, accanto alla finestra e scrivere.

Asciugarsi i capelli al sole.

Aprire le mani sotto la pioggia.

Curare le piante e sporcarsi ben bene le mani di terra.

Contemplare la bellezza, la grazie, la commovente fragilità degli esseri umani.

Dunque non è necessariamente un viaggio arduo il ritorno, ma non voglio farlo apparire troppo semplice, perchè forte è la resistenza a tornare a casa, che sia un’impresa facile o difficile.

Clarissa Pinkola Estes, Donne che corrono coi lupi

Nota di Marilena Lucente:
Sempre bello questo libro, sempre illuminante. in ogni paragrafo insegna a guardare lì dove la vita splende, una virgola di luce che entra e dà senso a tutto il resto.
in questi giorni di ritorno a casa, è necessario fare caso alle porte e alle finestre, ai luoghi che ci avvolgono come un abbraccio.

26 Agosto 2022

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Il mare parlava agli uomini

– Keep calm and read a book –

Il mare era lì, anni dentro anni, sterminato, parlava agli uomini, diceva che erano immensi ma potevano essere ancora più grandi. Se solo avessero osato. Parlava, il mare, ma in una lingua che ancora nessuno riusciva a comprendere. Discorsi di tempeste, acqua sbattuta contro gli scogli e lampi come tagli nella notte, pesci volanti e carcasse abbandonate sulla sabbia. Queste e molte altre erano le parole del mare.

Marilena Lucente, Trilogia delle donne dell’acqua

26 Luglio 2022

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Che buco mi ha scavato quella buca

 

– Keep calm and read a book –

Il desiderio è il desiderio dell’Altro.
J. Lacan

Nota di Marilena Lucente:
Mi passi il secchiello, mi presti la paletta? È mio. Dammelo. Non lo voglio più. È mio.
Sulla sabbia, accanto al mare, si possono scrivere interi trattati sulla proprietà privata, sul possesso e sulle relazioni che passano attraverso gli oggetti.
Ci sono due bambine. Una è concentratissima sul suo gioco. Sta scavando una buca, tutto qui. Ma è tutta dentro i suoi gesti, la sabbia scorre tra le dita, i piedini sono bagnati. Sta bene.
L’altra sta facendo un bel castello. Le serve la paletta. Quella paletta. Quella della bimba della buca. “No”, dice la piccola scavatrice. Mi serve.
L’altra insiste. Arrivano le mamme.
“Dai la paletta”. È gentile, e buona. Come la sua bimba, in fondo.
Guarda la mamma dell’altra e le sorride, come a dire: “ci penso io”. Il cantiere del castello di sabbia dell’altra è lì, fermo. Prende la paletta della sua bimba e la porge all’altra.
Pochi centimetri. So già che questo momento farà una lunga strada dentro la bambina.
Questo altruismo artato, forzato; questa incapacità di vedere la bambina concentrata in un momento tutto suo e obbligarla invece a pensare all’altra, considerata più importante. Non conta ciò che vuoi tu, ciò che stai facendo tu, quale desiderio stai esplorando. Contano gli altri, conta imparare a essere obbedienti, contano i castelli della vicina e qualche cortigiana che ti dirà brava.
Che buco mi ha scavato quella buca che si è presto riempita di acqua e di sabbia.

4 Luglio 2022

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Concedetevi una vacanza intorno a un filo d’erba

– Keep calm and read a book –

Concedetevi una vacanza
intorno a un filo d’erba,
dove non c’è il troppo di ogni cosa,
dove il poco ancora ti festeggia
con il pane e la luce,
con la muta lussuria di una rosa.

Franco Arminio, Cedi la strada agli alberi

(Da un post Facebook di Marilena Lucente)

24 Giugno 2022

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Quando la paura bussa, apri

– Keep calm and read a book –

Quando la paura bussa, apri.
La paura è stata nella mia vita non solo un’emozione, un attacco, una presa, ma piuttosto uno sfondo. La paura considerata illegittima, perché apparentemente senza contesto. Alla paura non davo il permesso di soggiorno, al massimo di transito. Allora, con l’indispensabile intelligenza del clandestino, si è rifugiata nella notte.
Vengo da un’infanzia sgretolante e la paura nel corso degli anni, è rimasta l’unico, o quasi, indizio del passato, un’eco, un’atmosfera da cui guardavo il mondo; anziché guardarla negli occhi, guardavo dai suoi occhi. -la paura, di un adulto, è spesso avvolta dalla vergogna. Non solo la propria vergogna, ma anche quella degli altri, non vogliamo sapere che un adulto ha paura, che può avere paura, perché da qualche parte sappiamo che se un essere umano ha paura siamo tutti responsabili, non tutti personalmente, ma tutti insieme sì, perché siamo chiamati a rispondere della nostra connivenza e copertura non solo dei fatti che generano la paura, ma delle parole che li raccontano e che possono essere dette e condivise, perché collaboriamo col mettere a tacere la paura che viene inesorabilmente coperta da una fittissima rete di complicità sociali.

Chandra Livia Candiani, Il silenzio è cosa viva


Nota di Marilena Lucente:

non ho ancora acceso la televisione, non lo faccio quasi mai di mattina. Mi sono ricordata di questa meraviglia di libro, delle tante risposte che mi aveva dato leggendolo un anno fa.
Ho guardato la mia libreria e mi sono sentita al riparo, perché qui ho sempre provviste per l’inverno, per ogni inverno.
E parole che mi aiutano ad entrare nel giorno.
La paura è scomoda, scrive l’Autrice.
A me sta venendo una strana paura, in queste ore, mentre guardo questo nuovo modo di stare nel tempo.
“La paura è scomoda, ci chiama a essere vivi di fianco a un altro vivente, a non essere e parlare altrove, a non distrarci”.
Chissà, questo nostro artato isolamento a cosa ci porterà.
la foto è di Jib Pete
paura

26 Aprile 2022

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Anita

– Keep calm and read a book –

«Un racconto appassionato, rigoroso, emozionante – scrive Nadia Verdile – che dalla penna felice di Marilena Lucente restituisce fasci di luce sulla vita di una donna che visse la fortuna e il peso di amare un uomo ingombrante. Fu donna Anita, prima di tutto. Lo fu con tutte le sue forze. Il libro le racconta bene, Lucente le accarezza».

«Anita è con me – scrive Brillante Massaro – Tra le pagine, a sorpresa, un paio di calzini rossi. Chi ha seguito il concertone del 2 Aprile sa perché. Grazie Marilena Lucente. Il tuo è un racconto che spaia, mette a nudo come sai fare tu con delicatezza. E ora tutti ci sentiamo un po’ cosí: spaiati».

«L’eroismo di Anita non è tanto nelle sue azioni, quanto nelle sue scelte. Anita è un viaggio nella conquista della libertà, con il desiderio continuo di essere sempre accanto all’amore della propria vita!
È stato bello conoscerla, scoprire da vicino tanta grinta, tanta forza e tanto amore.
Bellissimo il capitolo sulle donne a Roma “Mogli e madri stavano diventando cittadine, stavano facendo l’Italia. La Storia del nostro Paese sarà completa quando saranno scritte tutte le loro biografie.”
Donne che raccontano di altre donne eccezionali è un’idea di grande riscatto davanti ad una narrazione fatta di uomini su uomini».
Nadia Verdile

« …tutto parte dal sentirsi addosso uno sguardo… e quello posato da Garibaldi su Anita avrebbe cambiato la vita di entrambi per sempre… E’ bello leggerti Marilena Lucente … è bello ritrovarti.. Tra le righe della storia di questa donna – coraggiosa, forte, tenace – mi è parso in alcuni tratti di scorgere anche la tua forza ».
Daniela Volpicina

 

Marilena Lucente: Anita è specchio di tutte le donne che scelgono la passione e guardano occhi negli occhi la vita.
anita

1 Marzo 2022

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Ero una donna resa triste dall’acquiescenza

– Keep calm and read a book –

“Ero una donna resa triste dall’acquiescenza”.
Nota di Marilena Lucente:
La voce fuori campo di Elena, la sua spietata sincerità. Prima che la vita di prima andasse a pezzi. O prima che la sua vita la portasse finalmente di fronte ad uno specchio in cui potersi guardare e persino sfiorare.
Finisce così, con la scena di Elena sola che sfiora il suo viso riflesso, quasi a toccare lo stupore che prende ogni volta che ci avviciniamo a noi.
Finita la terza serie e, per quanto mi riguarda, mi dispiace.
MI dispiace non avere quell’appuntamento domenicale, quello specchio rotto in cui rifletterci, con cui farci male, che ci porta nel passato e ci chiede cosa intendiamo fare del presente. E magari pure un po’ del futuro.
Come era inevitabile, il confronto tra questa e le regie precedenti ha occupato parte delle discussioni. Morbosa, lenta, non so quali altri aggettivi sono stati dati alla regia di Lucchetti.
A me è piaciuto vederlo, ma io non sono una buona critica, mi faccio trasportare dalle emozioni, vedo, penso, rivedo, piango, mi viene voglia di fermare il disastro, sento l’urgenza di negare tutta questa acquiescenza, tutta questa sopportazione, questa religione della sopportazione con cui sono, siamo, cresciute tutte le donne del sud, e che si poratno dietro anche quando vanno a Firenze o a Milano.
Di questa serie mi sono piaciuti i vestiti, le camicette, gli interni delle case, la musica dei jukebox, insomma la ricostruzione storica di questi aspetti, che poi erano la seconda pelle in cui gli italiani stavano crescendo.
C’è un passaggio nel nuovo libro di Elena Ferrante, i Margini e il dettato, in cui viene raccontata la scrittura, e ci illumina su quanto visto ieri sera.
“Voglio dire che il nostro io – l’io femminile che scrive – ha avuto davanti un percorso arduo, si sta ancora aprendo la sua strada, lo farà per chissà quanto ancora. Appena proviamo a buttar giù qualcosa, ecco che a tutti i problemi relativi all’insufficienza della scrittura che ho cercato di elencare, si somma che nemmeno una pagina, splendida o rozza, dice davvero la nostra verità di donne fino in fondo, anzi spesso non la dice affatto”.
La nostra verità di donne: la ricerca continua.
ferrante

16 Giugno 2021

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Elevate le parole, non il tono della voce.

– Pensieri e Parole –

Elevate le parole, non il tono della voce.
È la pioggia che fa crescere i fiori, non il tuono.
Rumi
Foto di Piero Rossano
elevate

6 Maggio 2021

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E’ davvero una scienza quella degli addii

– Keep calm and read a book –

La scena finale.
A proposito, Arturo. T’ho cercato per dirtelo, ma tu non eri in camera. Parto domattina, col primo vapore! Domattina! Fino a quest’ultima parola, io m’ero rifiutato di comprendere
l’imminenza di questa realtà, che travolgeva il domani, e tutti gli altri miei giorni futuri, nella sua rovina tempestosa. Fissai mio padre con occhi sperduti, dopo di che egli m’avvisò ancora, aggrottando la fronte:
— È bene salutarci adesso, perché domattina io non ne avrò il tempo… —
La mia voce proruppe, soffocata dalla rivolta: — Parti… assieme a lui!
— Ciò non ti riguarda, — rispose mio padre.
— Non puoi farlo! no! non puoi farlo!
Mio padre mi dette un’occhiata di sbieco, sovrastandomi col suo splendore corrusco:
— Io, — mi rispose, — parto con chi mi pare. Con buona sopportazione de Usted.
Sentivo ch’egli adesso si pavesava della sua peggior superbia contro di me anche per brillare meglio agli occhi di Stella: forse anche per vendicarsi su di me, con la sua padronanza, dell’infima servitù in cui Stella lo teneva! Stella medesimo sembrava capire questa cosa: e lo guardava di sottecchi, ironico, senza nessun apprezzamento. Ma egli non s’avvedeva di quell’ironia, tanto era feroce, nel suo fuoco teatrale.
Elsa Morante, L’isola di Arturo
Nota di Marilena Lucente:
E’ davvero una scienza quella degli addii, che andrebbe studiata da piccoli e praticata con tutta l’attenzione possibile. Ci sono addii che spaccano il cuore.
Invece, con il suo “splendore corrusco”, il padre ha appena detto al figlio che il giorno dopo sarebbe partito.
“Appena là fuori lo stanzone – dice Arturo – mi aspettava una notte senza fondo”.
Il tempo della solitudine sta per spalancarsi. Ma prima dovrà vedere suo padre come non l’ha mai conosciuto, dovrà sentire da lui che sta per andare via con quello stesso uomo che si trova nella stessa stanza, dovrà ricordargli tutte le promesse – i loro viaggi insieme – ed essere tacciato – come risposta – di gelosia.
Stupore e collera abitano la stanza. Come quando ci si sente persi nell’universo e non si sa chi sta andando verso la catastrofe e chi verso la salvezza.
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7 Febbraio 2021

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Mezzogiorno di scienza: FRANCESCO GIORDANI

– Keep calm and read a book –

Chi è FRANCESCO GIORDANI?
Il 21 gennaio 2021 su wikiradio uno dei protagonisti di “Mezzogiorno di scienza” ha parlato di FRANCESCO GIORDANI.
Mezzogiorno di scienza è un libro dedicato ai ritratti d’autore di grandi scienziati del Sud,
curato da Pietro Greco.
Spesso dimentichiamo che molti illustri scienziati degli ultimi due secoli sono nati nel nostro Mezzogiorno, uomini e donne che hanno cambiato le sorti della ricerca in fisica, matematica, biologia, geologia, chimica.
Da Renato Dulbecco a Ettore Majorana, da Renato Caccioppoli a Maria Bakunin: la loro genialità è emblematica di un potenziale scientifico che oggi non è forse abbastanza sfruttato, eppure riveste un’importanza da riscoprire e valorizzare.
Conoscere le loro vite può dirci molto non solo sul passato, ma anche e soprattutto sul futuro della scienza del Belpaese, che non può prescindere dal Sud.
Nel testo si trovano storie descritte da divulgatori scientifici che a loro volta sono meridionali, ad esempio Gaetano Prisciantelli racconta FRANCESCO GIORDANI, Sandra Lucente narra Ennio De Giorgi ecc.

Ecco l’immagine di Francesco Giordani riportata nel libro(illustratore Francesco Dabbicco):

francesco giordani
mezzogiorno-di-scienza
Domenico Cirillo di Francesco Paolo de Ceglia
Oronzo Gabriele Costa di Rossella De Ceglie
Stanislao Cannizzaro di Pietro Greco
Maria Bakunin di Corinna Guerra
Mauro Picone di Carla Petrocelli
Domenico Marotta di Pierluigi Argoneto
Francesco Giordani di Gaetano Prisciantelli
Renato Caccioppoli di Barbara Brandolini e Guido Trombetti
Ettore Majorana di Roberto Bellotti
Filomena Nitti Bovet di Francesca Buoninconti
Renato Dulbecco di Nicoletta Guaragnella
Felice Ippolito di Romualdo Gianoli
Eduardo Caianiello di Massimo Temporelli
Ennio De Giorgi di Sandra Lucente