E poi torna alla luce con i suoi canti

19 Ottobre 2018

Keep calm and read a book

– Keep calm and read a book –

Una mia amica mi ha insegnato a prendere in considerazione un altro aspetto della maternità: si è madri sempre. Anche dei figli che non ci sono più e di quelli che non sono nati. Sempre.

Nonna regalava ad ogni nipotino che nasceva una copertina all’uncinetto… … …
Nonna diceva: “accumugh!” Alcune le usava per coprire per qualche ora la pasta lasciata a lievitare. “Accumugh”. Copri. Usava la stessa espressione per non parlare più di qualcosa di brutto che era accaduto. Copri, lascia perdere, non dargli troppo peso. Coprilo. Non farlo vedere.
Da un certo punto in poi però questo verbo non mi è piaciuto più. Non mi piace più coprire. Lo faccio, certo che lo faccio ancora. Però ho imparato una cosa. Il bisogno di piacere, il bisogno di compiacere, di coprire quello che non va, toglie coraggio. non ci fa essere quello che vogliamo. Coprire è un gesto che può essere caldo e avvolgente. Ma coprire per nascondere no.

Il primo libro che ho letto, quello con cui ho scoperto il piacere della lettura, l’ho trovato su una terrazza. Era un libro dalla copertina gialla, grande, voluminoso, da tenere sulle gambe. Una antologia di raccontidelle mie zie 8anche loro presenze fatate nelle nostre vite). Seduta sull’ultimo gradino della scala, dietro la tenda il sole infuocato di luglio e il tempo lunghissimo dell’estate dell’infanzia, ho letto “La storia delle tre melarance”.

Ho migliaia di libri, oramai. Romanzi, saggi, biografie, storia, manuali di pedagogia, testi di diritto, architettura, geografia, psicologia. Eppure, ogni volta che ho bisogno di trovare delle risposte non posso fare a meno di prendere in mano un libro di poesia. Lì c’è tutto.

Ci sono stanze in cui tutto mi parla di te. Chiudi la porta, spegni la luce. Nelle altre sento la mancanza del fututo, quello che non potremo più avere.
Sto cercando la porta giusta, papà.
Quanto alla luce: cosa c’è da spegnere? E’ così buio, da quando non ci sei.

“Tu non devi sognare più. Perchè i sogni sono filo spinato tra te e gli altri”. Mentre parla sento un gran male da qualche parte, mi sembra di essermi raschiata senza sapere dove, sono ferma ma ho la sensazione di sanguinare, di aver inciampato in un filo spinato nascosto da qualche parte… … … Leggeva dei versi in francese, non li capivo ma vedevo quel filo spinato disfarsi davanti ai miei occhi, lontano, a cinquecento chilometri di distanza. C’erano fili che si scioglievano e diventavano respiro. C’erano altri mondi oltre quel recinto. Ritornai a sognare, a essere libera, a non aver paura di immaginare, E dunque desiderare.

Negli anni ho sempre verificato: un uomo, una donna, un ragazzo, una ragazza, persino una bambina o un bambino, sono grandi o piccoli quanto lo sono i loro desideri. I desideri assomigliano molto  a ciò che siamo.

Estate, caldo insopportabile, situazione insopportabile. Allora fa quello che facciamo in tanti. Sicuramente tutti quelli che sono vissuti vicino al mare. Va al mare, a parlare, a disperdere i pensieri. A perdersi, a trovarsi.

Sembra strano mettersi in viaggio per imparare il silenzio, che volendo, dice qualcuno, puoi praticare a casa. non è così. Ci sono tanti tipi di silenzio nel mondo. Bisogna saperli cercare. Come fa chi per tutta la vita colleziona tramonti. C’è chi va in giro nel mondo per vedere il sole che scompare all’orizzonte e rende incredibile il cielo. Da allora ho praticato il silenzio in tanti posti diversi… … …

Marilena Lucente, “E poi torna alla luce con i suoi canti”

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