23 aprile

23 Aprile 2016

I giorni e la Storia

aprile
I giorni e la Storia –

 

23 aprile 1564 nasce William Shakespeare
400 anni dalla morte di William Shakespeare (1564-1616).

Il giorno esatto della sua nascita è dubbio: il certificato di battesimo è datato 26 aprile, ma si è voluto che la nascita risalisse a tre giorni prima per farla coincidere sia con il giorno della morte, che si sa con sicurezza avvenuta il 23 aprile di cinquantadue anni dopo, sia con la celebrazione della festa di S. Giorgio, patrono d’Inghilterra.

william_shakespeare
Tutti i giorni son notti per me, finché io non ti vedo, e giorni luminosi son le notti quando mi appari in sogno.
(Sonetto 43)

Siamo fatti della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita.
(La tempesta)

Quando non sarai più parte di me ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelle, allora il cielo sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte.
(Romeo e Giulietta)

Io considero il mondo per quello che è: un palcoscenico dove ognuno deve recitare la sua parte.
(Il mercante di Venezia)

Amore non è Amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l’altro s’allontana
(Sonetto 116)

Se sapessi scrivere la bellezza dei tuoi occhi.
E cantare in nuovi metri tutte le tue grazie,
il futuro direbbe: questo poeta mente;
Mai un volto sulla terra ebbe tratti così celesti.
(Sonetto 17)

Essere o non essere, questo è il problema. È forse più nobile soffrire, nell’intimo del proprio spirito, le pietre e i dardi scagliati dall’oltraggiosa fortuna, o imbracciar l’armi, invece, contro il mare delle afflizioni, e combattendo contro di esse metter loro una fine? Morire per dormire. Nient’altro. E con quel sonno poter calmare i dolorosi battiti del cuore, e le mille offese naturali di cui è erede la carne! Quest’è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire per dormire. Dormire, forse sognare. È proprio qui l’ostacolo; perché in quel sonno di morte, tutti i sogni che possan sopraggiungere quando noi ci siamo liberati dal tumulto, dal viluppo di questa vita mortale, dovranno indurci a riflettere. È proprio questo scrupolo a dare alla sventura una vita così lunga! Perché, chi sarebbe capace di sopportare le frustate e le irrisioni del secolo, i torti dell’oppressore, gli oltraggi dei superbi, le sofferenze dell’amore non corrisposto, gli indugi della legge, l’insolenza dei potenti e lo scherno che il merito paziente riceve dagli indegni, se potesse egli stesso dare a se stesso la propria quietanza con un nudo pugnale?
(Amleto)