Il Vesuvio

3 Maggio 2017

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vesuvio1Il Vesuvio e’ uno sbuffo di fumo che rende vivo il cratere, paura antica e fantasia made in china, un tratto in ombra e dieci metri dopo il sole. E’ la potenza della natura che ti mette sempre e solo di fronte a te stessa, il cielo cosi vicino che non sai mai dove ti puo’ portare. E’ il pensiero di Leopardi che qui trovo’ la metafora giusta per dire in poesia l’ostinazione della vita affacciato al baratro dove era passata la morte. E il punto giusto dove comprendere quel paradiso popolato da diavoli di cui diceva don Benedetto. Il Vesuvio e’ la voglia di ritornare.
Marilena Lucente

“Qui su l’arida schiena
del formidabil monte
Sterminator Vesevo….” (G. Leopardi)

vesuvio2

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I libri sono lettere a nessuno

1 Maggio 2017

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– Pensieri e Parole –

Per me i libri sono lettere a nessuno, non so a chi le ho scritte, a chi le spedisco, so che stanno al fermo posta di una libreria e qualcuno passa di lì, cerca proprio quella casella in mezzo agli scaffali, sceglie nella posta la lettera che è stata scritta per lui, e comincia a leggere. Questo è quello che io cerco almeno nei libri quando li apro, il pezzetto che è stato scritto per me. Uno scarto, un brusco scarto di intelligenza e sensibilità che mi spiega qualcosa di me. Cosa che suppongo possedevo già sotto la pelle, ma che non sapevo dire, che non riuscivo a mettere a fuoco.
Erri De Luca

Nota di Marilena Lucente: E poi ci sono libri che hanno lettere dentro, come questa di Pirandello alla figlia Lietta.
In uno dei testi piu’ interessanti di Andrea Camilleri, Biografia del figlio cambiato

donna

Vladimir Volegov “Painted in 2009”

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Tutte le nostre storie vanno a finire nelle mani

19 Aprile 2017

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– Pensieri e Parole –

mani

le mani sono di svetlana kosolova

Certo, certo, tutte le nostre storie vanno a finire nelle mani – divetano linee, rughe, vecchiaia, giovinezza, infanzia – oppure scorrono via, come acqua tra le dita. Istintivamente sapevo anche che nelle mani potessero trovare posto anche le favole, annidarsi in un palmo, farsi stringere, farsi accarezzare. Perchè, come tutti, anche le favole hanno bisogno di carezze sul fondo dell’anima.

Marilena Lucente

mani

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Ferdinandopoli – San Leucio Caserta

18 Aprile 2017

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– Pensieri e Parole –

San Leucio 3

 

San Leucio 1C’è solo un luogo al mondo che ha messo insieme illuminismo e monarchia, fabbriche e sale reali, telai e affreschi, pregiate sete e potere, diritti sociali e doveri statali. Quel luogo è la Caserta borbonica di fine settecento, quella destinata a diventare la nuova capitale del Regno di Napoli, la terra in cui Ferdinando IV e Maria Carolina diedero vita ad un esperimento mai provato altrove e mai più riproposto: donne e uomini uguali, operai e nobili insieme, istruzione per tutti, case date in dono dallo Stato alle coppie che si univano in nozze, pensioni, sostegno agli ammalati, alle vedove, ai minori.

Un balzo inaudito nel futuro, datato 1789, che per dieci anni è stato realtà. Nella Colonia reale di San Leucio, frazione a nord della città capoluogo, intorno al Palazzo detto del Belvedere, si sviluppò una città che prese il nome di Ferdinandopoli e che, se non fossero intervenuti i sanguinosi fatti della rivoluzione napoletana del ’99, sarebbe diventata ben più che un esperimento.

Tutto accadeva a qualche chilometro dalla Reggia, sontuosa e ineguagliabile residenza, progettata da quel genio dell’architettura che fu Luigi Vanvitelli per dar corso ad un progetto politico pensato e voluto da Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia: 1200 stanze, fontane, statue, giardini, laghi, isole, cascate, giochi d’acqua e una nuova residenza intorno alla quale si sarebbe sviluppata la città nobile, quella destinata a diventare la nuova sede del potere. Carlo divenne però, inaspettatamente, re di Spagna nel 1759, lasciò il Regno e il progetto iniziale fu lentamente ridotto, sminuito delle sue fondamentali potenzialità, ma la costruzione della Reggia continuò fino a diventare quella testimonianza meravigliosa che è oggi di sapienza tecnica e artistica.san leucio 4

Ma l’unicum di San Leucio merita di essere a tutti noto. La storia, quasi tutta borbonica, di questo singolare luogo, iniziò nel 1750, quando la montagna omonima fu acquistata da Carlo di Borbone. Qui esisteva anche una dimora dei principi Acquaviva, detta Lo Bello Vedere, perché dominante non solo la grande piana di Caserta, ma anche il golfo di Napoli con le isole di Capri e Ischia all’orizzonte. Questa, debitamente ristrutturata, divenne una residenza reale. I lavori di ammodernamento furono coordinati dall’architetto Francesco Collecini e terminarono nel 1786. Vi furono realizzati non solo gli appartamenti per i sovrani ma anche, e qui la prima grande novità, i locali dell’industria serica.

Nella residenza reale coesistevano così l’opificio – la filanda, i filatoi e le altre officine – gli alloggi dell’amministrazione, i locali della scuola normale, della maestra, del parroco, l’armeria, la chiesa parrocchiale ricavata dal salone della grande villa. Furono questi i primi passi per la costituzione della Colonia Reale di San Leucio. Si proseguì con la costruzione dei quartieri operai, che vennero dedicati ai santi di cui i due sovrani portavano il nome, San Carlo e San Ferdinando, nei quali vennero costruite le case delle tessitrici e dei tessitori, donate dallo Stato alle giovani coppie che si sposavano. Si trattava di abitazioni confortevoli, con stanze molto alte in grado di ospitare i telai e, per i tempi, ricche di luce e aria, con camini per ogni appartamento, utili anche per la bollitura dei bozzoli di seta. Quest’angolo del Regno divenne così, per alcuni anni, l’avamposto dell’utopia sociale e dell’azione del dispotismo illuminato, poiché San Leucio fu un insediamento manifatturiero realizzato con l’intento di migliorare le condizioni economiche dello Stato, grazie ad un programma produttivo in grado di esportare il manufatto fuori dal Regno e di consentire, ad ogni livello sociale, una distribuzione equa e innovativa di redditi e di ricchezza. E che esso non fosse fine a se stesso lo si legge direttamente nel Codice delle leggi, dove San Leucio è definito un esempio “tale da poter col tempo servir di modello ad altre [manifatture] più grandi”.
Le leggi in vigore in questa colonia annullavano consuetudini e ingiustizie millenarie subite dalla donna che, nella Real Colonia, cessava di essere subalterna sul piano giuridico, amministrativo, familiare e, con l’abolizione della dote, merce di scambio. Esse introducevano l’assistenza sociale dalla nascita alla morte, il premio di nuzialità, la dote al neonato, la scuola gratuita e obbligatoria, l’apprendistato pagato sia per le donne sia per gli uomini, la loro totale equiparazione nel lavoro, la pensione alle vedove, la cassa di mutuo soccorso, i funerali gratuiti, l’uso gratuito e permanente della casa. Si tratta di un esperimento egualitario, che tendeva ad annullare la miseria attraverso il lavoro di tutti, con un intervento dello Stato che determinava una gratuita distribuzione della proprietà privata; nessuna discriminante era per i coloni, fatta eccezione per il merito, che costituiva un ulteriore incentivo per la produzione.
In un’ala del Palazzo i telai, rumorosi e produttivi, dall’altra le eleganti stanze affrescate da Fedele Fischetti, Giuseppe Cammarano e Carlo Brunelli in cui viveva, braccio a braccio con gli operai, la famiglia reale; in un’ala la macchina idraulica e il filatoio gigante, nell’altra, contigua, il bagno di Maria Carolina, spettacolare esempio di architettura e di decorazione settecentesche con vasca ellittica, realizzata in pietra grigia di Mondragone, e pitture ad encausto eseguite da Jakob Philipp Hackert. Incassata nel pavimento, aveva acqua calda e fredda provenienti da un ambiente sottostante, dotato di stufa, sul modello delle terme romane. Da un lato l’ingegnoso sistema di ruote e leve che utilizzava la forza motrice dell’acqua proveniente dall’acquedotto vanvitelliano e comunicava il movimento agli aspi della trattura, ai valichi per la filatura, alle piante della torcitura e quindi all’incannatoio, dall’altra gli scranni di legno per ascoltar messa e pregare nella chiesa parrocchiale che fu salone delle danze.san-leucio 4
Questo luogo in bilico tra utopia e realtà è stato il punto di arrivo di un camminamento nella natura e nell’ingegno umano, costituito da 4 chilometri di Parco, lo scorso anno dichiarato il più bello d’Italia, che mettono in collegamento le due residenze reali. Un continuum architettonico e ideologico che rendeva idealmente un tutt’uno la reggia più famosa della nazione e l’esperimento illuminista più ardito del mondo e che consentiva agli intellettuali di corte, da Gaetano Filangieri a Domenico Cirillo a Eleonora de Fonseca Pimentel di credere fermamente in un mondo nuovo, possibile.
Oggi il Belvedere di San Leucio, museo di proprietà della città, custodisce preziosi telai ottocenteschi di cui alcuni ancora funzionanti, deliziosi affreschi nell’appartamento reale, un museo di arte contemporanea in quella che fu l’antica filanda e detiene l’unicità di aver dato patria al riconoscimento e alla codifica dei diritti delle donne.

Nadia Verdile

(Rivista siti Unesco)

 NADIA VERDILE

Docente di materie umanistiche nei licei; giornalista, studiosa di Storia delle donne, collabora con la Seconda Università degli Studi di Napoli. Membro della Società Italiana delle Storiche e della Società Italiana di Storia dell’Età Moderna, ha pubblicato diversi testi sull’esperienza della Colonia di San Leucio.

San Leucio 2


 

Ferdinandopoli era una città progettata da Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli, da costruirsi a integrazione della real colonia di San Leucio. Doveva quindi sorgere alle spalle dell’attuale Reggia di Caserta e ai piedi del Palazzo del Belvedere di San Leucio e doveva essere governata da quelle particolari leggi che il sovrano aveva scritto per gestire questa colonia popolata da tecnici e operai delle seterie. Ferdinando I aveva molto a cuore la colonia e concepì la città su una pianta completamente circolare. Essa doveva anche essere l’espressione di quell’opulenza e ricchezza che avevano caratterizzato i primi anni del governo borbonico a Napoli e nel Mezzogiorno, grazie anche alla sapiente amministrazione del ministro Bernardo Tanucci. Quando si incominciarono a costruire i primi edifici il progetto sfumò a causa della discesa di Napoleone Bonaparte in Italia e alla nascita della Repubblica Partenopea. Questo progetto riprendeva in parte quello del precedente sovrano, Carlo di Borbone, padre di Ferdinando, che aveva progettato una Caserta “nuova” da costruirsi sul piazzale ellittico che precedeva la Reggia casertana, progetto poi mai realizzato a causa delle difficoltà finanziarie che avevano caratterizzato i lavori del complesso reale. (Wikipedia)


Il Regno delle due Sicilie fra utopia e realtà concreta. E’ proprio il caso di dirlo. Abbiamo già mostrato le meraviglie di questa realtà politica, che fra primati e innovazioni, ha sancito numerosissimi novità nel panorama storico italiano. Se pensiamo a Pietrarsa e a Mongiana, o alla prima linea ferroviaria Napoli – Portici, ci rendiamo conto di quanto abbia favorito la politica dei Borbone al meridione italiano. Strutture come il ponte sospeso sul Garigliano, innovazioni giuridiche come il codice de Jorio, e il Sicilia o la Ferdinando I, sono solo alcuni degli innumerevoli vanti che possiamo sbandierare nel campo dell’ambiente marittimo. A Castellammare vi è inoltre il primo cantiere navale del Mediterraneo. Oggi vi parliamo dell’unico posto al mondo dove il Socialismo, nonostante la presenza di un monarca, ha avuto la possibilità di realizzarsi in modo concreto. Nel 1789 il re Ferdinando IV decide di allontanare dalla corte. Stabilisce di recarsi presso un tranquillo paesino sito alle spalle della Reggia di Caserta dove si trova la chiesetta di S. Leucio, per l’appunto. In un primo momento aveva semplicemente formato un piccolo casino di caccia e aveva portato con se alcuni coloni. Questi, con le loro famiglie crebbero e formarono una vera e propria comunità. Il re  Le diede una certa l’autonomia economica, creando una seteria e una fabbrica di tessuti. La regolò con un codice scritto di suo pugno, pieno di straordinarie intuizioni liberali . Volle darle una struttura urbanistica organica e simmetrica. Essendo una sua creatura le diede il nome di Ferdinandopoli. L’impresa, intorno alla quale circolava l’intera struttura urbanistica, non aveva scopo di lucro, ma doveva garantire la sopravvivenza di coloro che ne facevano parte. Un’industria di Stato, ma al sevizio della collettività.

Ecco un estratto dello Statuto:

La legge che io vi impongo è quella di una perfetta uguaglianza …. (alle coppie di novelli sposi) si concederà una delle nuove case che sono state costruite con tutto ciò che è necessario pe’ comodi della vita, e i due mestieri, co’ quali lucrar si possano il cotidiano mantenimento”

Obbligatoria anche la vaccinazione contro il vaiolo. I giovani potevano sposarsi per libera scelta, senza dover chiedere il permesso ai genitori. Le mogli non erano tenute a portare la dote: a tutto provvedeva lo Stato, che s’impegnava a fornire la casa arredata e quello che poteva servire agli sposi. Insomma qualcosa che, per quegli anni, era addirittura rivoluzionario.

Altre assolute novità e avanguardie storiche:

venivano aboliti i testamenti: i figli ereditavano dai genitori, i genitori dai figli, quindi i collaterali di primo grado e basta. Alle vedove andava l’usufrutto. Se non c’erano eredi, andava tutto al Monte degli Orfani. Nella successione maschi e femmine avevano pari diritti. I funerali si celebravano senza distinzioni di classe ed erano sbrigativi. Ferdinando abolì anche il lutto, che trovava sinistro: al massimo una fascia nera al braccio. I capifamiglia eleggevano gli anziani, i magistrati (che restavano in carica un anno), e i giudici civili. Ogni manifatturiere, ovvero ogni dipendente delle manifatture della seta, era tenuto a versare una parte dei guadagni alla Cassa della Carità, istituita per gli invalidi, i vecchi e i malati.

Il governo era affidato a cinque Seniori del popolo, eletti ogni anno, nel giorno di S. Leucio, fra gli anziani . I loro compiti  erano molteplici: decidere delle controversie , vigilare sui prezzi e le qualità, sull’organizzazione della Comunità, sul lavoro, sulle proprietà e le abitazioni, sull’igiene e la salute, ecc.

A carico della Comunità erano i medici, i medicamenti, le biancherie e tutto ciò che era indispensabile per il mantenimento di ogni singolo individuo.
Questo poiché uno dei principi cardine dello Statuto recitava così:

“dalla salute di tutti dipende la salvezza di ognuno” .

Coloro che per un’invalidità non potevano lavorare, fino alla guarigione, erano mantenuti dalla Comunità. I fondi della Cassa erano dati da tasse mensili che ogni manifatturiere versava in proporzione del suo guadagno giornaliero . Un altro ente previdenziale era la Cassa del Monte degli orfani che provvedeva a mantenere e ad educare gli orfani fino alla maggiore età. Tramite l’uso di cellule autonome all’interno della fabbrica, si anticipò quel che fu uno dei principali obiettivi dell’attività comunista e in particolar modo Gramsciana, ossia il lavoro autogestito. (Vesuvio Live)

 

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Nostalgia

15 Aprile 2017

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– Pensieri e Parole

Quando ti viene nostalgia non è mancanza. È presenza… di persone, luoghi, emozioni che tornano a trovarti.

~ E. De Luca ~

cucire

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Il mare porta all’infinito

15 Aprile 2017

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– Pensieri e Parole

Nelle citta’ di mare strade misteriose portano sempre all’ infinito

Marilena Lucente

mare

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Prima di morire, vivi

14 Aprile 2017

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– Pensieri e Parole

E ricorda:
Prima di discutere, respira. Prima di parlare, ascolta. Prima di criticare, esaminati. Prima di scrivere, pensa. Prima di far male, senti. Prima di arrenderti, prova. Prima di morire, vivi.

~ William Shakespeare ~

primavera

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GIORNATA MONDIALE DELL’AUTISMO

3 Aprile 2017

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– Pensieri e Parole

Un bambino su 68 soffre di sindrome autistica, un dato cresciuto di 10 volte negli ultimi 40 anni

Il 2 Aprile 2017  si è celebrata la decima   giornata mondiale  sulla consapevolezza dell’autismo. Numerose sono state  le manifestazioni per sostenere  il  “mondo dell’autismo” e aiutare le persone coinvolte a non sentirsi sole.  Molti sono affetti da questa sindrome, non solo bambini ma anche adulti che presentano significative difficoltà  relative alla sfera relazionale e all’area della comunicazione. Il linguaggio verbale è inadeguato ai contesti, l’agire si serve di rituali ripetuti. I soggetti autistici hanno, inoltre, difficoltà ad esternare i propri sentimenti e a comprendere i sentimenti altrui: spesso  ci appaiono spaventati.
autismoTroppo sensibili  all’ambiente, si chiudono nel loro mondo e, lo guardano con occhi diversi. I disturbi dello spettro autistico (Dsa) sono caratterizzati da una organizzazione atipica di alcune aree del cervello che si manifesta in età precoce, tra i 18 e i 36 mesi.  . Un bambino  su 68 soffre di sindrome autistica, un dato cresciuto di 10 volte negli ultimi 40 anni. Purtroppo non esistono cure, ma se la sintomatologia viene individuata in età precoce  si può migliorare la qualità di vita del soggetto e aiutare le famiglie, che  spesso si trovano da sole, nelle terapie di riabilitazione.
I parenti, invece, non devono sentirsi soli e, lo scopo della campagna di sensibilizzazione è esattamente questo: far capire che l’intera comunità  dà a questo “meno noto  mondo” la forza  per superare l’isolamento quotidiano.

red@zione  free young Giordani

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Il tempo, inesorabilmente, svuoterà gli occhi dei miei figli

25 Marzo 2017

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mammaIl tempo, inesorabilmente, svuoterà gli occhi dei miei figli, che ora traboccano di un amore poderoso e incontenibile. Toglierà dalle loro labbra il mio nome urlato, cantato, sillabato e pianto cento, mille volte al giorno. Cancellerà – un po’ alla volta oppure all’improvviso – la familiarità della loro pelle con la mia, la confidenza assoluta che ci rende praticamente un corpo solo. Con lo stesso odore, abituati a mescolare i nostri umori, lo spazio, l’aria da respirare. Subentreranno, a separarci per sempre, il pudore, il giudizio, la vergogna. La consapevolezza adulta delle nostre differenze.
Come un fiume che scava l’arenaria, il tempo minerà la fiducia che mi rende ai loro occhi onnipotente. Capace di fermare il vento e calmare il mare. Riparare l’irreparabile, guarire l’insanabile, resuscitare dalla morte.
Smetteranno di chiedermi aiuto, perché avranno smesso di credere che io possa in ogni caso salvarli. Smetteranno di imitarmi, perché non vorranno diventare troppo simili a me. Smetteranno di preferire la mia compagnia a quella di chiunque altro, e guai se questo non dovesse accadere.
Sbiadiranno le passioni – la rabbia e la gelosia, l’amore e la paura. Si spegneranno gli echi delle risate e delle canzoni, le ninne nanne e i C’era una volta termineranno di risuonare nel buio.
Con il tempo, i miei figli scopriranno che ho molti difetti, e, se sarò fortunata, ne perdoneranno qualcuno.
Saggio e cinico, il tempo porterà con sé l’oblio. Dimenticheranno, anche se io non dimenticherò.
Il solletico e gli inseguimenti (“Mamma, ti prendo io!”), i baci sulle palpebre e il pianto che immediato ammutolisce con un abbraccio. I viaggi e i giochi, le passeggiate e le febbri alte. I balli, le torte, le carezze mentre si addormentano piano.
I miei figli dimenticheranno. Dimenticheranno che li ho allattati e cullati per ore, portati in fascia e tenuti per mano. Che li ho imboccati e consolati e sollevati dopo cento cadute. Dimenticheranno di aver dormito sul mio petto di giorno e di notte, che c’è stato un tempo in cui hanno avuto bisogno di me quanto dell’aria che respirano.
Dimenticheranno, perché è questo che fanno i figli, perché è questo che il tempo pretende.
E io, io, dovrò imparare a ricordare tutto anche per loro, con tenerezza e senza rimpianto. Gratuitamente. Purché il tempo, sornione e indifferente, sia gentile abbastanza con questa madre che non vuole dimenticare.
Fonte: unamammagreen.com

 

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Certe camminate sono lezioni di metrica

22 Marzo 2017

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– Pensieri e Parole –

camminateCerte camminate sono lezioni di metrica. Il respiro si accorda con il respiro, i passi dettano le pause e il ritmo, verso dopo verso si misurano le stagioni della vita e il tempo della natura. Dopo un po’ tutto e’ meno incerto di quello che sembra. Si impara a seguire una musica che nessuno può’ sentire, una musica che suona forte dentro. Trovare poesia il giorno dopo la giornata mondiale della poesia.

Marilena Lucente

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