E’ davvero una scienza quella degli addii

– Keep calm and read a book –

La scena finale.
A proposito, Arturo. T’ho cercato per dirtelo, ma tu non eri in camera. Parto domattina, col primo vapore! Domattina! Fino a quest’ultima parola, io m’ero rifiutato di comprendere
l’imminenza di questa realtà, che travolgeva il domani, e tutti gli altri miei giorni futuri, nella sua rovina tempestosa. Fissai mio padre con occhi sperduti, dopo di che egli m’avvisò ancora, aggrottando la fronte:
— È bene salutarci adesso, perché domattina io non ne avrò il tempo… —
La mia voce proruppe, soffocata dalla rivolta: — Parti… assieme a lui!
— Ciò non ti riguarda, — rispose mio padre.
— Non puoi farlo! no! non puoi farlo!
Mio padre mi dette un’occhiata di sbieco, sovrastandomi col suo splendore corrusco:
— Io, — mi rispose, — parto con chi mi pare. Con buona sopportazione de Usted.
Sentivo ch’egli adesso si pavesava della sua peggior superbia contro di me anche per brillare meglio agli occhi di Stella: forse anche per vendicarsi su di me, con la sua padronanza, dell’infima servitù in cui Stella lo teneva! Stella medesimo sembrava capire questa cosa: e lo guardava di sottecchi, ironico, senza nessun apprezzamento. Ma egli non s’avvedeva di quell’ironia, tanto era feroce, nel suo fuoco teatrale.
Elsa Morante, L’isola di Arturo
Nota di Marilena Lucente:
E’ davvero una scienza quella degli addii, che andrebbe studiata da piccoli e praticata con tutta l’attenzione possibile. Ci sono addii che spaccano il cuore.
Invece, con il suo “splendore corrusco”, il padre ha appena detto al figlio che il giorno dopo sarebbe partito.
“Appena là fuori lo stanzone – dice Arturo – mi aspettava una notte senza fondo”.
Il tempo della solitudine sta per spalancarsi. Ma prima dovrà vedere suo padre come non l’ha mai conosciuto, dovrà sentire da lui che sta per andare via con quello stesso uomo che si trova nella stessa stanza, dovrà ricordargli tutte le promesse – i loro viaggi insieme – ed essere tacciato – come risposta – di gelosia.
Stupore e collera abitano la stanza. Come quando ci si sente persi nell’universo e non si sa chi sta andando verso la catastrofe e chi verso la salvezza.
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