Prontuario per il brindisi di Capodanno

28 Dicembre 2020

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Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale,
cucina, albergo, radio, fonderia,
in mare, su un aereo, in autostrada,
a chi scavalca questa notte senza un saluto,
bevo alla luna prossima, alla ragazza incinta,
a chi fa una promessa, a chi l’ha mantenuta,
a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,
a chi non è invitato in nessun posto,
allo straniero che impara l’italiano,
a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,
a chi si è alzato per cedere il posto,
a chi non si può alzare, a chi arrossisce,
a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,
a chi protegge i boschi, a chi spegne un incendio,
a chi ha perduto tutto e ricomincia,
all’astemio che fa uno sforzo di condivisione,
a chi è nessuno per la persona amata,
a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe,
a chi scorda l’offesa, a chi sorride in fotografia,
a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo,
a chi restituisce da quello che ha avuto,
a chi non capisce le barzellette,
all’ultimo insulto che sia l’ultimo,
ai pareggi, alle ics della schedina,
a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,
a chi vuol farlo e poi non ce la fa,
infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera
e tra questi non ha trovato il suo.
E. De Luca, Prontuario per il brindisi di Capodanno

(tratto da L’ospite incallito, Einaudi 2008)

Nota di Marilena Lucente:Ai molti che vogliono cacciare via questo anno mi viene voglia di domandare: ma con chi avete parlato? Chi vi ha detto che il 2021 sarà meglio? C’è una legge della fisica, un’alchimia astronomica per cui ad un anno brutto segue uno bello?
Mi guardo indietro. certo che è stato un anno difficile, e per quanto mi riguarda si tratta di difficoltà che non svaniranno con l’arrivo del primo gennaio. e forse nemmeno del primo febbraio.
Senza però cadere in quel misto di sentimenti, o forse quel bluff emotivo, di cui parlava Victor Hugo “la gioia di essere tristi”, mi guardo indietro, leggo le pagine dei miei quaderni, guardo le agende, e trovo giorni e sensazioni, sentimenti che avremmo potuto conoscere solo così: nel silenzio delle strade, sulle sedie di una sala d’aspetto in ospedale, in un giardino, durante la prima passeggiata dopo il lockdown, durante la telefonata che rincuora, osservando la vita piccola disseminata in ogni dove, ascoltando nella testa “Tre passi e dentro la finestra il cielo si fa muto”, che è stata in quei mesi la mia canzone, soprattutto, più di tutto, ripensando alla solidarietà e al sostegno che mai prima d’ora avevo sperimentato con questa forza.
Il 2020 è di sicuro un anno che resta.
luca
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Mi uccidi ma il mio viso ti resterà invetrato nello sguardo

25 Novembre 2020

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Mi uccidi ma il mio viso
ti resterà invetrato
nello sguardo.
Tagliente. Nelle notti
lacrimeranno le palpebre
inchiodate.
G. Sapienza, Alcesti

Nota di Marilena Lucente:  Goliarda Sapienza ha scritto un libro bellissimo, considerato tra i capolavori del Novecento, intitolato L’Arte della gioia, un viaggio nello sconfinato universo femminile del sud Italia. Un fiume in piena di parole.
Le sue poesie sono dirette, taglienti, lucide, fanno male.
Oggi 25 novembre 2020, giornata dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne, vanno rilette, vanno riattraversate.
Mi colpiscono, di questi versi, la violenza con cui descrive lo sguardo – tagliente – le palpebre inchiodate e le lacrime che scendono.
Tra i chiodi, i fili di ferro, la colla. chi conosce la violenza conosce anche tutti i trucchi per chiudere gli occhi.
Per non vedere.
Chi conosce la violenza sa come bruceranno le lacrime che comunque scenderanno.
Chi conosce la violenza sa esattamente cosa fare con le parole. e quanto sia necessario usarle. E’ tutto lì, lo scarto.
In foto, non solo l’immagine delle scarpe rosse simbolo della giornata, ma anche il dettaglio di una mostra itinerante intitolata “Come eri vestita?”. Sono raccolti abiti – felpe, maglioni, abiti da lavoro, shorts, divise – che indossavano le donne quando sono state uccise.
Accanto a ogni abito un brano, una piccola narrazione. Una vita che non c’è più.
25 nov
scarpe-rosse-violenza-contro-donne
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Le stanze non esistono, si creano

13 Ottobre 2020

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Tutti perdiamo continuamente tante cose importanti.
Occasioni preziose, possibilità, emozioni irripetibili.
Vivere significa anche questo.
Ma ognuno di noi nella propria testa – sì, io immagino che sia nella testa – ha una piccola stanza dove può conservare tutte queste cose in forma di ricordi.
Haruki Murakami
Nota di Marilena Lucente: il cielo in una stanza. Bisogna risentirla, quella meravigliosa canzone, adesso che il nuovo decreto ci riporta tutti a casa.
Tre passi e dentro la finestra
Il cielo si fa muto
resto lì a guardare…
Questa di Tosca, invece, è stata la mia canzone durante il lockdown, una di quelle canzoni che decidono da sole di mettersi a cantare nella testa e ogni volta che la sento mi torna in mente l’ultima strana primavera.
Durante quei mesi mi sono iscritta a pagine istagram tipo “cabinelove” e “ecleticdecor” , ho letto libri dedicati allo Hygge, che insegna a vivere felici chiusi in casa secondo il metodo danese.
Da ieri ripenso alle stanze, alla parola stanza, al “Viaggio intorno alla mia camera”, un romanzo che non ho mai letto per intero, ma prima o poi lo farò. Ho chiuso gli occhi per immaginare.
C’è un bel verso di Elio Pecora che fa così: “La poesia serve a creare una stanza nella mente”.
Le stanze non esistono, si creano.
stanze
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Togliere le erbacce intorno ai sogni

7 Ottobre 2020

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Arriva un tempo in cui dopo una vita passata ad aggiungere, inizi a togliere.
Togli i cibi che ti fanno male.
Togli i vestiti che ti vanno troppo stretti o troppo larghi.
Togli le cianfrusaglie dimenticate nei cassetti
insieme alla convinzione antica di non andare mai bene.
Togli il cuore dai posti dove non c’è più amore,
togli il tempo passato a inseguire le persone.
Togli lo sguardo da chi ti ha ferito,
Togli potere al passato, togli le colpe dai tuoi racconti e lo sguardo da chi ti parla dietro.
Togli le erbacce intorno ai tuoi sogni,
i compromessi che ti sporcano le scelte,
i sì concessi per adattamento.
La vera ricchezza non è aggiungere,
ma togliere.
Manuela Toto, Sotto le scale
Nota di Marilena Lucente: mi sembra bello questo testo, giusto per l’autunno, forse giusto sempre, per tutte quelle volte che bisogna  e fare lavori di manutenzione piccoli o grandi che siano intorno al proprio cuore. Questi giorni è ancora lieve il volo delle foglie, quasi impercettibili i distacchi, ma alcuni frutti sono già maturi, i colori cambiati, e a tutti tocca togliere o lasciare andare qualcosa. E’ nella natura delle cose.
erbacce
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La smarginatura

30 Settembre 2020

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“Fu – mi disse – come se in una notte di luna piena sul mare, una massa nerissima di temporale avanzasse per il cielo, ingoiasse ogni chiarore, logorasse la circonferenza del cerchio lunare e sformasse il disco lucente riducendolo alla sua vera natura di grezza materia insensata. Lila immaginò, vide, sentì – come se fosse vero – suo fratello che si rompeva.

Lì, in mezzo a esplosioni violentissime, nel gelo, tra i fiumi che bruciavano le narici e l’odore violento dello zolfo, qualcosa violò la struttura organica di suo fratello, esercitò su di lui una pressione così forte che ne spezzò i contorni, e la materia si espanse come un magma mostrandole di che cosa era veramente fatto”.

E. Ferrante, L’amica geniale

Nota di Marilena Lucente: rileggerla sempre, ogni volta che è possibile, l’amica geniale. rileggere un passaggio, una frase che serve a fare luce sulle nostre parti oscure, rileggerla per prepararci insieme all’appuntamento di venerdì.
La smarginatura.
Per capire Lila, per conoscerla, dobbiamo entrare dentro questa parola, questa esperienza che lei – ma anche altri protagonisti fanno – della vita.
Quando le cose si rompono, quando le immagini interne che noi abbiamo del mondo non ci sono più, perdono i contorni, i margini, quando non sappiamo più dove aggrapparci.
In certi passaggi la smarginatura assomiglia agli attacchi di panico, se qualcuno sa di cosa stiamo parlando.
Quando quello che abbiamo di fronte si spezza, si rompe, si smargina, va via – come per Lila, l’immagine del fratello bello e sorridente – allora va via anche una parte di noi, ci smarriamo, ci rompiamo, ci smarginiamo.
E’ una parola che ricorre spesso in tutti e quattro i romanzi, ma che appare proprio qui, in questa fantastica e terribile notte di capodanno, poche e indimenticabili pagine, a metà del primo libro.
lila
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La strana morte di un professore

30 Settembre 2020

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Un anziano professore viene ritrovato senza vita una mattina d’inverno; nella sua morte c’è qualcosa di sospetto. Dormiva in una soffitta, nessuno si occupava di lui tranne la nipotina. I vecchi e i bambini. Chi li guarda i vecchi e i bambini?

“Troppo freddo per settembre” si staglia in una Napoli picaresca stretta dal freddo, quella dei Quartieri Spagnoli riprodotti in scorcio nella bella copertina di Daniele Bigliardo:

Quello era il posto dove, se si vedeva una moto con due uomini senza casco e la paletta in mano inseguire uno scooter con a bordo due ragazzini, si gettavano stoviglie e secchiate d’acqua dai balconi per impedirne l’arresto.

settembre

Figura cardine è Gelsomina Settembre, alias Mina, assistente sociale vocata alle cause apparentemente perse, alle prese con due problemi esistenziali, una madre odiosetta e un corpo così sensuale da divenire ostacolo.

 

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Non posso dire “adesso” senza averne nostalgia

13 Luglio 2020

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Il verso è una finestra
azzurra di medina

F. Strumia, Marciapiede con vista

Nota di Marilena Lucente: Non posso dire “adesso” senza averne nostalgia; così è scritto nella prima pagina di questo libro piccolo e misterioso.
Nostalgia. Malattia diagnosticata nel 1688 da un medico, un giovane medico francese in guerra, che si accorge di una strana indolenza, astenia forse la chiameremmo oggi, che ogni tanto prendeva gli uomini dell’esercito. si accorse che accadeva quando non andavano in licenza per molto tempo. ufficiali, generali, soldati semplici: ad un certo punto avevano il bisogno di tornare a casa.
nostos algos: dolore del ritorno.
Dalla nostalgia, questo ce lo aveva insegnato già prima Ulisse, si apprende l’arte della attesa che è una forma del desiderio.
Arriva, la nostalgia, quando si ama molto: è un modo per difendere l’amore, con la forza del pensiero.
Come scriveva Proust “un ritornare poco alla volta, ma spesso”.
Ma anche, come nel geniale Cortazar, la nostalgia può essere la voglia di stare in due posti contemporaneamente.
E persino, un’altra sfumatura, si può provare nostalgia per i luoghi dove non siamo stati mai.
Assomiglia, la nostalgia, alla poesia. almeno per come è raccontata qui: “Il verso è una finestra azzurra di medina”.
E’ uno sguardo, una finestra, un pezzo di cielo, in una stanza.
adesso
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Non è che la vita vada come tu te la immagini

7 Maggio 2020

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Non è che la vita vada come tu te la immagini.
Fa la sua strada. E tu la tua.
Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo… salvarmi, ecco: salvarmi.
Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri.
Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l’onestà, essere buoni, essere giusti.
No. Sono i desideri che salvano. Sono l’unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l’ho capito.

Alessandro Baricco, Oceano mare

desideri

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La poesia non è un genere letterario, è l’esperienza spirituale della vita

24 Aprile 2020

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Scrivere è un modo di rispondere alla vita. Abbiamo sempre bisogno di rispondere a un dono con un altro dono, non per sdebitarci, ma per continuare a donare e ricevere, senza fine.
C. Bobin, Mozart e la pioggia

Nota di Marilena Lucente: Scrivere è un modo di rispondere alla vita. Chi scrive conosce la forza, il desiderio che muove alle parole e le parole che rendono vivo il desiderio. La vita, qui è in altri passaggi di Bobin, non è solo bella, e nemmeno solo grande.
Il fondo della vita – proprio così scrive, il fondo della vita – è terrificante e bello, le due cose allo stesso tempo. a questo serve la poesia. che non è la scrittura di un verso, la dizione delle cose, ma è la misura del sentire:
ciò che fugge dal mondo è la poesia.
La poesia non è un genere letterario, è l’esperienza spirituale della vita, la più alta densità di precisione, l’intuizione accecante che la vita più fragile è una vita senza fine.
(cercate i libri di Cristian Bobin)

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Quando guardo il cielo

20 Aprile 2020

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“Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà anche noi, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità”.
(Anne Frank, Diario)

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